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vacanze a palermo

La Palermo (Sicilia) dei Normanni è la città ricca, scelta come capitale da un regno giovane ma saldo, dove l’esigenze militari cedono il passo alle esigenze di una elegante rappresentanza e le divagazioni islamiche dei secoli antecedenti alla sicura religiosità di una Cristianità ritrovata. una città che cresce, senza rinnegare i lasciti di una storia già cospicua e articolata al nascere della dominazione, cominciata nel 1072.
I Normanni giunsero in Sicilia contemporaneamente al declino della potenza islamica, e la compatta alleanza tra Stato e Chiesa, subito decisa e fortificata dall'incoronazione di Ruggero II, diede nuovo impulso a una città che già sotto gli Arabi era stata ricca e cosmopolita. i due secoli di dominazione germanica cui inseguì, dal 1266, il breve periodo angioino, hanno lasciato molte tracce: nell'architettura, con la cappella Palatina e i molti edifici religiosi e laici che accostano il più famoso capolavoro dell'epoca, il Duomo di Monreale.
Nell'arte, con le ricche decorazioni musive che fondono in un insieme armonioso apporti romanici, bizantini e islamici. Nella società, con un modello di, stato monarchico basato su un solido e fino ad allora poco bazzicato inserimento feudale.

Il palazzo dei Normanni è una sorta di schema delle civiltà avvenutesi alla guida della città e dell'isola, e rappresenta uno dei più pregiati esempi di architettura arabo-normanna palermitana. Detto anche Palazzo Reale, oggi ospita l'Assemblea regionale siciliana. Innalzato dagli Arabi nel IX secolo sfrattando le preesistenti strutture di una roccaforte fenicia attiva fino all'epoca romana, fu modificato dai Normanni in una sfavillante residenza reale, della quale fa fede, pur assorbita nella facciata seicentesca, l'originaria torre Assolti per i due secoli della dominazione normanna alti compiti di rappresentanza, la reggia venne infine lasciata tanto che, nel Cinquecento, a singolarità della cappella Palatina risultava pesantemente diroccata. I viceré aragonesi, decisi a porvi la loro residenza, dovettero infatti operare enormi restauri che cambiarono fortemente l'aspetto dell'edificio. Una severa indagine condotta a partire dal 1921 porto al recupero di tutti gli ambienti che si credevano perduti, e, all'interno della torre pisana, della stanza dei Tesori, con doppia porta di sicurezza e quattro larghi giare di terracotta adoperate come scrigni.

La cappella Palatina è stata riconosciuta come uno dei più bei monumenti normanni esistenti, anche se al suo interno si fondono elementi arabi, romanici e bizantini, fu costruita da Ruggero II che vi fu incoronato nel 1130. Affascinante per la perfetta fusione di architettura e decorazione pittorica, fu sempre tenuta in gran conto dai palermitani, che la allontanarono alla rovina della quale cadde preda il palazzo da metà Duecento a metà Cinquecento.
La cappella ha la pianta basilicale a tre navate divise da archi: quella centrale ha un prezioso soffitto a cassettoni e “muqarnas” conseguito nel 1143, mentre le navate laterali hanno tetto a spiovente dipinto. Splendido il trono reale, ricoperto di mosaici, mentre accanto al santuario triabsidato con cupola si osserva un prezioso ambone, anch'esso decorato a mosaico e dei candelabri pasquali alti 4.5 metri.
Tra tante opere del XII secolo, l'unico tocco moderno è formato dal coro ligneo, la decorazione interna della cappella raffigura un capolavoro assoluto, con i suoi mosaici su fondo oro che decorano la parte superiore delle navate e del santuario. All’interno di quest'ultimo sono i mosaici più antichi, databili al 1143. Nella cupola è riprodotto il Cristo Pantocratore benedicente.
Sulle arcate del presbiterio, l'Annunciazione e la Presentazione al tempio. Qualche anno più tardi vennero conseguiti i mosaici della navata centrale, con storie del Vecchio Testamento, e quelli delle navate laterali.
Gli appartamenti reali hanno al centro il salone d'Ercole, del 1560-70, nel quale oggi si riunisce l'assemblea regionale siciliana; mantengono nelle volte e sulle pareti della sala di re Ruggero, datata al XII secolo, sfavillanti mosaici normanni con scene di caccia riconducibili attorno il 1170, nei quali risulta evidente l'influsso orientale.

Dopo i palazzi del potere, quelli della fede sono ugualmente preziosi. La chiesa di S. Giovanni degli Eremiti fu voluta da Ruggero II nel 1136, sul luogo di un più antico monastero gregoriano. Araba per preparazione architettonica e innalzata da maestranze islamiche, ha interno a una sola navata bipartita in due campate con cupola sovrastante e presbiterio absidato con locali laterali a loro volta absidati. Se sull'ambiente di sinistra s’innesta il bel campanile, da quello di destra si entra a un edificio vicino, forse una moschea più antica.
Nella grande sala superstite rimane un affresco raffigurante la Madonna col Bambino e santi, del XII secolo, mentre vicino, sul cortile quadrato, si notano gli avanzi di un portico arabo.

Il Palazzo della Zisa prende il nome dall'arabo "aziz", sfavillante, ed è davvero meraviglioso questo edificio arabo-normanno voluto da Guglielmo I come residenza estiva e terminato da Guglielmo II intorno al 1165.
Il massiccio edificio a pianta rettangolare, che mostra due toni sui lati corti e arcate cieche di origine occupate su tre ordini, ha compimento merlato del Cinquecento e interno diviso in diverse zone residenziali. Profondamente mutata nei secoli e dopo un lungo periodo di distacco, ora appartiene alla Regione Sicilia. In origine era compresa nel vasto parco del Genoardo, uno dai più bei giardini normanni che occupavano quasi tutto il territorio della Conca d'oro, e si sporgeva su un piccolo lago artificiale.

La Cuba, venne scelta da Giovanni Boccaccio, nel Trecento, come sfondo a una delle sue novelle. Due secoli più tardi funse da lazzaretto. In età borbonica venne assorbita in una caserma di cavalleria.
È una storia particolare, quella della Cuba, costruzione di piacere dei Normanni contraddistinto da corpo compatto, pianta rettangolare e arcate cieche su luna la superficie dei muri, entro le quali si avvicendano nicchie e finestre cieche oltrepassate da un'epigrafe araba che porta il nonne del re che la fece costruire, Guglielmo II, e l'anno di fondazione: 1180. Costruita in origine al centro di un piccolo lago artificiale occupava il centro di un grande giardino inserito nel parco del Genoardo, la Cuba ha al sito interno un unico ambiente a tutta altezza, dove in epoca normanna i reali erano abituali dare feste.
La Cattedrale è un utentico mosaico artistico prodotto dalle diverse dominazioni subentrate a Palermo, la chiesa conserva una struttura complessa, derivato alle persistenti manomissioni e cambiamenti operate nel corso dei secoli. A decretarne l’edificazione fu, nel 1184, l’arcivescovo Gualtiero Offamilio, che scelse il luogo di una più antica basilica modificava dagli Arabi in moschea e ripreso alla cristianità dai Normanni. Se le modifiche furono continue dal Tre al Cinquecento, tra 1781 e 1801 una più profonda cambiamento interessò l'edificio, che da allora ebbe pianta a croce latina.
In questa occasione vennero anche aggiunte le navate laterali, il transetto e la cupola. Dell'epoca normanna restano evidenti tracce nelle tre absidi con piccole torri agli angoli e ornamento ad archi intrecciati. All'interno, completamente mutato dalla ristrutturazione sette-ottocentesca, restano invece le tombe dei Normanni, pregiati nella loro naturalità: nell'ordine si vedono la tomba della moglie di Federico II, Costanza d'Aragona, di Enrico VI, di Federico II.

Nella chiesa di S. Cataldo, diversi interventi costruttivi e grosse modifiche intervenute nel corso dei secoli avevano danneggiato molto la struttura originaria della chiesa, ma un similmente radicale restauro ottocentesco in chiave purista ha permesso di ricondurre alla luce ampi tratti.
La chiesa, costruita dall'ammiraglio Majone di Bari intorno al 1160 e oggi sede dell'Ordine dei Cavalieri del S. Sepolcro, mostra tratti caratteristici dell'architettura arabo-normanna, come la forma squadrata, la presenza di arcate cieche, la cornice a merli.
Nell'interno a pianta rettangolare, che deve gran parte del suo fascino alla nuda semplicità delle pareti, le tre navate con piccole absidi sono separate da colonne antiche diriuso, sormontate da bei capitelli. Sulla navata di mezzo, s’innestano le tre cupolette visibili all'esterno, mentre il pavimento a mosaico è del XII secolo.

La chiesa Martorana è splendida per la decorazione a mosaici presente nell'interno, questa bella chiesa normanna, che deve il nome al fatto di essere stata data dal re Alfonso d'Aragona al monastero benedettino fondato da Eloisa Martorana, conobbe differenti fasi costruttive che arrivarono a danneggiare la struttura originaria.
Voluta nel 1143 dall'ammiraglio di Ruggero II, Giorgio d'Andochia  e affidata nel 1221 alla Chiesa ortodossa, ha facciata barocca cinquecentesca e parti originarie rimesse in luce dal restauro. Della struttura primitiva resta il campanile ad arcate ogivali nello zoccolo e tre ordini di bifore sovrastanti, oltre all'impianto quadrato della chiesa con cupola su tamburo.
Nell'interno, in origine a croce greca e triabsidato, una serie di campate seicentesche ha scambiato il portico che, in origine, univa chiesa e campanile. La parte alta della chiesa originaria risulta completamente decorata da mosaici trai più antichi della Sicilia, ideati secondo rigidi schemi bizantini. I soggetti rappresentati, anch'essi nel solco della più stretta ortodossia, sono il Pantocratore con arcangeli, i Profeti, gli Apostoli, gli Evangelisti, il Transito della Vergine e la Natività di Gesù, l'Annunciazione e la Presentazione al tempio.

La chiesa del Magione, è stata edificata nel 1191, fu Matteo d'Ajello, per destinarla ai Cistercensi. Sei anni più tardi re Enrico VI la diede in autorizzazione all'ordine dei Teutonici, che la mantenette fino al 1492. L'interno a tre navate mostra profondi rifacimenti anche moderni. Di epoca normanna restano, sulla sinistra, gli avanzi del chiostro del XII secolo, forse innalzato dalle stesse maestranze che di lì a poco avrebbero innalzato lo splendido chiostro del Diremo di Monreale. Sono da notare, in particolare, le piccole arcate a sesto acuto sorrette da colonnine binate che mostrano originali capitelli scolpiti.

S. Spirito è detta anche chiesa del Vespro, dal fatto che davanti a essa, il 31 marzo 1282 all’ora del Vespro, gli abitanti di Palermo si alzarono contro il potere degli Angiò, in una rivolta violenta quanto cruenta. Pienamente normanna nello stile pulito e nei volumi squadrati, fu costruita da Gualtiero Offamilio nel 1178, e ha beiornamenti intarsiate con materiale lavico nella zona absidale. Nell'interno a tre navate, severo e quasi spoglio, il soffitto mantiene qualche traccia dell’ornamento originaria.
 
Il Parco della Favorita in origine era la riserva di caccia e di pesca di Ferdinando III di Borbone, che lo conseguì nel 1799 dopo la cacciata da Napoli a opera delle truppe napoleoniche e il trasferimento a Palermo. Divenuto pubblico dopo l’unità, accoglie impianti sportivi e rappresenta una frequentata oasi verde alle porte della città. La fontana di Ercole ha una copia dell'Ercole Famose del Museo nazionale di Napoli.

La Palazzina Cinese era la residenza preferita di Ferdinando III e di Maria Carolina durante la fermata in Sicilia, fu costruita per il sovrano nel 1799. La struttura e l'apparato decorativo fondono forme neoclassiche e motivi cinesi, con immaginosi avvicinamenti che s’inseriscono nel gusto esotico tipico dell'epoca.

Il Museo Etnografico siciliano è costruito a fianco della Palazzina Cinese, accoglie le collezioni dell'etnologo Giuseppe Pitrè, allargate e risistemate. Caccia, pesca, filatura, tessitura, pastorizia e agricoltura, ceramica e strumenti musicali sono solo alcune delle categorie di oggetti presi in esame, in un cammino unico che consente di esplorare le tappe della vita tradizionale nell'isola.

Il santuario di S. Rosalia fu costruito nel 1625 nella grotta dove secondo la tradizione avrebbe trovato la morte, nel 1166, Rosalia Sinibaldi, in seguito canonizzata e proclamata patrona di Palermo. Ogni anno, nel mese di settembre, il santuario è arrivo di un pellegrinaggio popolare.

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