vacanze a crotone
La storia millenaria di Crotone (Calabria ) si districa ancora chiuso da mura e guardato dalle possenti fortificazioni di un severo castello. Una storia che non può trascurare dagli straordinari tesori rinvenuti nel santuario di Hera Lacinia a capo Colonna, oggi conservati nel Museo archeologico sono tracce, queste, che richiamano alla memoria gli splendori culturali che questa vivace colonia ellenica.
Il principale corso d'acqua è il Neto, cantato da Teocrito perché lungo le sue rive "crescono tutte le erbe migliori, l'egipiro, la Ionizza, la melissa dal magnifico odore ". Oggi come allora, in primavera e in autunno si fermano presso le sue foci stormi di uccelli migratori, colmando l'aria di voli e di suoni. Parimenti ricco di corsi d'acqua si presenta il versante ionico della Sila, che con le sue distese di pini fa da cornice al lago artificiale formato dal torrente Ampollino, uno scenario tra i più attraenti delle montagne calabresi.
Crotone è sorto con ogni probabilità nel 709 o nel 708 a.C. Sarebbe divenuto una città ricca e potente, nota per la bellezza delle sue donne, per la bravura dei suoi atleti e per la scuola filosofica di Pitagora, stabilitosi in città. Splendori mai più uguagliati nelle epoche seguenti, che videro Crotone ineluttabilmente confinata ai margini della storia. Il centro antico si raccoglie entro la cinta muraria innalzata verso la metà del XV secolo dagli Aragonesi, secondo un sistema policentrico di piazze raccordate tra loro da vicoli e viuzze, cui guardano umili abitazioni a schiera e le dimore urbane dell'aristocrazia fondiaria.
Il Duomo.
L'impianto originario risale all’'XI secolo, ma il tempio fu totalmente ricostruito nel '500, adoperando materiali recuperati dal tempio di Hera Lacinia; i restauri e i rifacimenti dei secoli XVII-XVIII appaiono visibili nelle linee classicheggianti della facciata e nelle tre navate interne. All'inizio di quella destra si nota un grande arco ogivale appartenente alla struttura cinquecentesca; in una cappella della stessa navata è collocato un fonte battesimale del XIV secolo con base zoomorfa. Fastose decorazioni ottocentesche ornano la cappella a destra del presbiterio, che custodisce la così chiamata Madonna di Capo Colonna, dipinto databile al XV secolo.
Il Museo archeologico nazionale.
Accoglie reperti portati alla luce dalle campagne di scavo condotte nel territorio e collezioni donate da nobili famiglie cittadine; si apre con una sezione preistorica dove trovano spazio oggetti d'epoca neolitica, ceramiche e bronzi riferiti alla prima età del Ferro. Nella raccolta numismatica risaltano le monete crotonesi dei secoli VI-IV a.C., alle quali si accosta molteplici pezzi coniati in altre città della Magna Grecia. Documentano la vita della colonia anche gli oggetti di cultura materiale ritrovati nell'arca dell'antica Krolon, contenente corredi tombali, manufatti in bronzo, ferro e terracotta. Nella sezione successiva, dedicata al tempio di Hera Lacinia, è collocato il riagnifico tesoro di Hera, con i preziosi oggetti votivi trovati nel santuario e il magnifico diadema in oro che decorava il simulacro della dea.
Il Castello.
Le sue poderose mura, attorniate da un fossato e scandite da torrioni cilindrici angolari, furono elevate simultaneamente alla cinta bastionata, così da garantire alla città una sicura difesa da possibili attacchi turchi. La fortezza, modificata nel '700 e deteriorata un secolo più tardi da un terremoto, ospita la Biblioteca comunale e, nella caserma Sottocampana, il Museo civico, che raccoglie stemmi originari dai palazzi cittadini, cerami che, maioliche di scuola napoletana, armi e pezzi di artiglieria veneziani.
Capo Colonna.
Un tempo arrivare al promontorio a sud della città era una gita stancante, per il lungo percorso senz'ombra".
Oggi ci si arriva per una comoda strada litoranea che segue la cosiddetta costa Tiziana, bordata di spiagge sabbiose sulle quali si affacciano alberghi e strutture turistiche. Sull'estremo sperone del promontorio sorge un faro, una piccola chiesa con una copia della Madonna di capo Colonna e una torre d'avvistamento cinquecentesca, ma sul capo si viene per osservare l'area archeologica scoperta intorno alla colonna che dà il nome al luogo, vestigia del tempio di Hiera Lacinia. Questo, innalzato forse all'inizio del VI secolo a.C., era accerchiato da un grande bosco sacro e conservava ricchi tesori, saccheggiati prima da Annibale e in seguito dai Romani.
Il principale corso d'acqua è il Neto, cantato da Teocrito perché lungo le sue rive "crescono tutte le erbe migliori, l'egipiro, la Ionizza, la melissa dal magnifico odore ". Oggi come allora, in primavera e in autunno si fermano presso le sue foci stormi di uccelli migratori, colmando l'aria di voli e di suoni. Parimenti ricco di corsi d'acqua si presenta il versante ionico della Sila, che con le sue distese di pini fa da cornice al lago artificiale formato dal torrente Ampollino, uno scenario tra i più attraenti delle montagne calabresi.
Crotone è sorto con ogni probabilità nel 709 o nel 708 a.C. Sarebbe divenuto una città ricca e potente, nota per la bellezza delle sue donne, per la bravura dei suoi atleti e per la scuola filosofica di Pitagora, stabilitosi in città. Splendori mai più uguagliati nelle epoche seguenti, che videro Crotone ineluttabilmente confinata ai margini della storia. Il centro antico si raccoglie entro la cinta muraria innalzata verso la metà del XV secolo dagli Aragonesi, secondo un sistema policentrico di piazze raccordate tra loro da vicoli e viuzze, cui guardano umili abitazioni a schiera e le dimore urbane dell'aristocrazia fondiaria.
Il Duomo.
L'impianto originario risale all’'XI secolo, ma il tempio fu totalmente ricostruito nel '500, adoperando materiali recuperati dal tempio di Hera Lacinia; i restauri e i rifacimenti dei secoli XVII-XVIII appaiono visibili nelle linee classicheggianti della facciata e nelle tre navate interne. All'inizio di quella destra si nota un grande arco ogivale appartenente alla struttura cinquecentesca; in una cappella della stessa navata è collocato un fonte battesimale del XIV secolo con base zoomorfa. Fastose decorazioni ottocentesche ornano la cappella a destra del presbiterio, che custodisce la così chiamata Madonna di Capo Colonna, dipinto databile al XV secolo.
Il Museo archeologico nazionale.
Accoglie reperti portati alla luce dalle campagne di scavo condotte nel territorio e collezioni donate da nobili famiglie cittadine; si apre con una sezione preistorica dove trovano spazio oggetti d'epoca neolitica, ceramiche e bronzi riferiti alla prima età del Ferro. Nella raccolta numismatica risaltano le monete crotonesi dei secoli VI-IV a.C., alle quali si accosta molteplici pezzi coniati in altre città della Magna Grecia. Documentano la vita della colonia anche gli oggetti di cultura materiale ritrovati nell'arca dell'antica Krolon, contenente corredi tombali, manufatti in bronzo, ferro e terracotta. Nella sezione successiva, dedicata al tempio di Hera Lacinia, è collocato il riagnifico tesoro di Hera, con i preziosi oggetti votivi trovati nel santuario e il magnifico diadema in oro che decorava il simulacro della dea.
Il Castello.
Le sue poderose mura, attorniate da un fossato e scandite da torrioni cilindrici angolari, furono elevate simultaneamente alla cinta bastionata, così da garantire alla città una sicura difesa da possibili attacchi turchi. La fortezza, modificata nel '700 e deteriorata un secolo più tardi da un terremoto, ospita la Biblioteca comunale e, nella caserma Sottocampana, il Museo civico, che raccoglie stemmi originari dai palazzi cittadini, cerami che, maioliche di scuola napoletana, armi e pezzi di artiglieria veneziani.
Capo Colonna.
Un tempo arrivare al promontorio a sud della città era una gita stancante, per il lungo percorso senz'ombra".
Oggi ci si arriva per una comoda strada litoranea che segue la cosiddetta costa Tiziana, bordata di spiagge sabbiose sulle quali si affacciano alberghi e strutture turistiche. Sull'estremo sperone del promontorio sorge un faro, una piccola chiesa con una copia della Madonna di capo Colonna e una torre d'avvistamento cinquecentesca, ma sul capo si viene per osservare l'area archeologica scoperta intorno alla colonna che dà il nome al luogo, vestigia del tempio di Hiera Lacinia. Questo, innalzato forse all'inizio del VI secolo a.C., era accerchiato da un grande bosco sacro e conservava ricchi tesori, saccheggiati prima da Annibale e in seguito dai Romani.