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vacanze a brindisi

La fortuna di Brindisi (Puglia), nei secoli passati come oggi, è sempre legata al suo porto, l'unico scalo naturale dell'Adriatico pugliese.
In questo sito, dalla peculiarità forma a testa di cervo nacque infatti l'insediamento di Brendon — dall'antica lingua messapica, nella quale cervo si articolava brunda o brendon — città nella quale sarebbero attraccati, durante il medioevo, Crociati e Veneziani, mentre oggi sui suoi moli, transitano migliaia di turisti indirizzati in Grecia. Il litorale, in passato sotto la costante minaccia dei Saraceni, come documentano le molteplici torri di avvistamento, durante i mesi estivi attira decine di migliaia di turisti che si riversano verso i molteplici insediamenti non di rado inseriti in ambienti di grande valore naturalistico. Spostandosi all'interno, appaiono prepotenti le tracce delle dominazioni normanna e sveva, riscontrabili sia nell'impianto di molteplici, centri urbani, sia in castelli alcuni dei quali fondati dall’imperatore Federico II di Svevia; senza dimenticare le preziose cripte di epoca basiliana. Povero di sorgenti, il paesaggio del Brindisino vede dominare le colture dell'ulivo e della vite, avvicendati a estese coltivazioni di carciofi e cocomeri. All’agricoltura si è accostata la grande industria, cui però non è corrisposta l’auspicata nascita di un indotto autonomo.
Brindisi cadde sotto il dominio romano nel 272 a.C., fu collegata alla capitale dal prolungamento
della Via Appia, diventando il principale porto di transito degli eserciti diretti in. Oriente. Brindisi fu anche un importante centro culturale: qui nacque il padre della tragedia latina Marco Pacuvio. Devastata dai Longobardi, la città fu riedificata dai Normanni; vi si festeggiarono le nozze di Ruggero I d'Altavilla.
Decaduta sotto gli Angiomi, la città riacquistò importanza solamente con l'apertura del canale di Suez; ne lsettembre 1943 vi ripararono Vittorio Emanue III e il maresciallo Badoglio, dopo aver lasciato Roma in seguito all'armistizio siglato gli Alleati.

Il Portico dei Cavalieri templari.

È quanto resta di un complesso monumentale costruita nel XIV secolo, con volte a crociera e arcate ogivali, che riecheggia nella bicromia dei conci gli stilemi tipici dell'architettura angioina.
Oggi vi si passa per entrare al Museo archeologico provinciale Francesco Ribezzo, dove la grande sezione dedicata alla preistoria, la collezione di ceramiche greche e locali e i preziosi bronzi ripresi nel1992 dalle acque antistanti alla città.

Colonne romane.
Ne è rimasta una sola a indicare il termine della Via Appia, perché l'altra, cui fa parte il blocco a fianco alla vicina Lecce. Quella superstite, alta 19 metri, culmina in un capitello decorato da quattro coppie di tritoni e da altrettante di divinità pagane.

S. Giovanni al Sepolcro.
Un autentico gioiello di architettura normanna, eretto nel XI secolo per volere di Boemondo d'Altavilla; la chiesa fu dimora dei Templari e, in seguito dei Canonici regolari del Santo Sepolcro.
Stupendo è il portale, accresciuto da una raffinata cornice in marmo; il protiro è retto da due colonne che poggiano su leoni stilofori di Taranto.
L'interno conserva tracce di affreschi realizzati di maggiore rilievo architettonico a cavallo tra il XIII e il XV secolo.

S. Lucia.
All'interno del tempio cui c’era un convento di suore impegnate a redimere le prostitute, risalta il Crocifisso in legno del’ 500 all’altare maggiore, ma i motivi di maggiore interesse si raccolgono nella cripta basiliana: ne ripartiscono in tre navate capitelli raffiguranti demoni con la mitra, mentre le pareti presentano affreschi trecenteschi.

S. Maria del Casale .
Collacata presso l’aeroporto, la chiesa si ritagliò il suo posto nella storia come residenza del processo che, nel 1312, deliberò lo scioglimento dell’ordine dei templari. Il tempio, innalzato sul finire del secolo precedente su iniziativa del principe di Taranto Filippo I D’Angiò, presenta l’elemento di maggior rilievo architettonico nel portale, con un elegante protioro composto da una successione scalare di mensole che crescono dal basso verso l’alto, tracciando insieme al gioco cromatico del paramento murario una raffinata orditura geometrica. L'interno, a croce latina, contiene affreschi trecenteschi di matrice bizantina e una preziosa croce del IX secolo.

Torre Guaceto.
Innalzata nel '500, ha dato il nome a una zona umida di grande valore ambientale, cui fa riscontro una Riserva marina estesa su una superficie di oltre 2200 ettari. Le su cale sabbiose, chiuse da tre isolotti, costituirono l'unica vestigia delle paludi che un tempo si allungavano lungo tutto il litorale brindisino, sparite dalle opere di bonifica; il patrimonio botanico è oggi guidato dalla quercia e dal ginepro. La riserva è frequentata da molteplici specie di uccelli, compresi il beccaccino, l'anatra selvatica, l'usignolo e il porciglione.

Il santuario della Madonna del Belvedere.
È uno tra i più frequentati luoghi di devozione della Puglia, principalmente per il pellegrinaggio celebratovi in simultaneità con la Pasqua ortodossa. Momento principale della manifestazione è l'esibizione della cosiddetta 'nzegna, un vessillo che viene fatto volteggiare davanti all'immagine della Vergine per ricordarne il miracoloso ritrovamento, avvenuto intorno al 1100. La chiesa moderna, innalzata nel XIX secolo, sorge su una grotta già abitata da una comunità di monaci basiliani, che mantiene affreschi greco-bizantini.

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