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vacanze a orvieto

Orvieto (Terni), dall'alto della sua piattaforma di pietra, domina il territorio dal tempo degli Etruschi. Orvieto esisteva già nella preistoria dei Villanoviani che la scelto forse perché stregati dall'eccezionale posizione panoramica.
Gli Etruschi, che battezzarono il sito Velina, la scelsero come luogo strategico Sul quale arroccarsi. Roma, il medioevo, il rinascimento e le alterne vicende dell'età moderna non l'abbandonarono mai, costruendola piuttosto splendida di edifici che hanno ritmato la storia dell'arte italiana.
Inutile dire che l'economia rurale dell'area ha favorito la conservazione di ogni indizio lasciato dalle tante civiltà che qui si sono succedute.

Il Duomo, splendido nelle forme gotiche e nell'articolata decorazione dell'involucro e degli interni, sembra 'esplodere' di magnificenza nello spazio di fronte che a fatica riesce a trattenerlo. Fu iniziato, romanico con l’inizio dei lavori nel 1290 a opera di papa Niccolò IV e portato a compimento solo quattro secoli più tardi, con la dedica a S. Maria della Stella poi cambiata, nel XIX secolo, in S. Malia Assunta. l'impianto a croce latina e il disegno della colossale facciata a tre cuspidi, che dà l'impressione di occupare tutta la piazza del Duomo, sono di Lorenzo Maitani.
Ma altri prestigiosi artisti presero parte alla progettazione: da Andrea Pisano ad Andrea Orcagna, da Antonio Federighi ad Antonio da Sangallo il Giovane.
Il ripristino purista di fine ‘800 eliminò gli stucchi e gli affreschi cinque-seicenteschi di Ippolito Scalza, assieme alle pale e alle sculture degli altari laterali.
La Facciata Imita la forma del trittico ogivale, con coronamento a Guglie ed elementi ornamentali  che esaltano la struttura in una fusione superba di architettura e arti decorative. Ha tre splenditi portali sovrastanti di altrettante cuspidi. Sui quattro pilastri è uno splendido ciclo di bassorilievi realizzato tra il 1320 e il 1330 con storie del Vecchio e del Nuovo testamento e scene dei Novissimi.
La porta centrale ha invece rilievi eseguiti da Emilio Greco.
Il rosone, capolavoro di Andrea Di Cione detto l’Orcagna che lo dotò di un doppio giro di colonnine con al centro la figura di Cristo, risulta inscritto in un quadrato.
I mosaici che danno alla luce e colore alla facciata, quasi tutti sul tema delle storie della Vergine, sono in gran parte rifacimenti successivi alla stesura originale.
L’interno del Duomo è tripartito da 10 colonne e due pilastri con bei capitelli, ha le grandiose forme romaniche del primitivo progetto, illuminate dagli effetti di luce e proiettate verso il cielo nell'altissima navata mediana, dove l’affetto illusionistico dei pavimento che si va dalla facciata all'abside accresce la solennità del luogo. Impossibile un dettaglio dei capolavori. che vi si affollano.
Nel braccio sinistro della crociera, la cappella del Corporale espone sull'altare il sacro lino del miracolo di Bolsena e lo splendente reliquiario del Corporale che lo conteneva, capolavoro dell’oreficeria italiana; alle pareti, affreschi staccati di Ugolino di Prete Ilario e la preziosa Madonna dei Raccomandati, tavola di Lippo Memmi.
Il bellissimo Crocifisso al centro del presbiterio è opera della scuola del Maitani, mentre il pregevole coro ligneo intagliato è di Giovanni Ammannati.
Tappa fondamentale della visita del Duomo è la cappella Alora Nova o di S. Brizio, aggiunta nel '400, dove si svolge uno dei cicli affrescati più rilevanti dell'arte italiana, iniziato dal Beato Angelico con Benozzo Gozzoli e fatto da Luca Signorelli sul tema del Giudizio Universale secondo il pensiero di san Tommaso d'Aquino
Il pittore cortonese rese la cappella 'unica' nella sua concezione spaziale e figurativa certamente rinascimentale, considerando i muri non come superfici rettilinee ma sferiche, equidistanti in ogni loro punto dal perno formato dallo spettatore, che ha l'impressione di entrare a 'far parte' delle scene con i personaggi famosi che si sporgono alle illusionistiche finestre. Questi affreschi raccontano la rivoluzione umanistica, che mise l'uomo al centro dell'universo facendone l'oggetto della Salvezza.
Palazzo Faina, edificato di fronte al duomo tra il 1840 e il 1866, oggi ospita il Museo Claudio Faina, con belle collezioni archeologiche raccolte da Mauro ed Eugenio Fama dal1864 in poi.
Oltre a ceramiche etrusche e greche riconducibili dall'epoca arcaica al tardo ellenismo, sono notevoli i gioielli riconducibili dal VI secolo a.C. all'epoca romana.
Gli ori dei Faina, circa 3000 pezzi della collezione numismatica e i reperti pre e protostorici. Al pianoterreno è preparato il Museo civico Archeologico, che mostra la bella e Cannicella e un sarcofago etrusco di fine IV secolo.

I Palazzi papali, sembrano un solo edificio ma in realtà sono tre, e furono edificati in anni diversi pur restando tutti entro i confini della seconda metà della seconda metà del duecento primo a essere costruito dietro l'abside del Duomo, fu il palazzo di Urbano IV con eleganti trifore quindi, in posizione confinante al primo, venne costruito il palazzo di Gregorio X, più articolato ma con caratteri stilistici affini.
Separato dai primi due sorge il palazzo di Martino IV con arioso loggiato e bifore, che al piano terreno ospita il Museo Archeologico nazionale, con la sezione di antichità dei Museo dell'Opera del Duomo e materiali originari dalle necropoli di Settecamini e della Cannicella.

Il mulino sotterraneo di S. Chiara è un esempio brillante dello stretto rapporto tra la città e la rupe è il mulino ipogeo di S. Chiara, al margine di piazza del Duomo. Può essere preso a testimonianza del grande utilizzo dello sperone di tufo nel corso dei secoli: qui, infatti, in quella che è Solo una delle oltre 1200 cavità artificiali contate nella rupe di Orvieto.

S. Andrea, è un edificio, addossato, al palazzo del Comune, dei più illustri: in questa chiesa, infatti, papa Innocenzo III indisse la quarta crociata nel 1201 e sempre qui avvenne, al cospetto di Carlo I d'Angiò, l'incoronazione A papa di Martino IV.
Una storia antica fa risalire le prime origini dell'edificio sacro a un tempio etrusco poi ricalcato tardo-romano sul quale, infine, s’impostò la chiesa paleocristiana.
Alla facciata si addossa, maestosa, la bella torre a pianta dodecagonale coronata di merli, sulla quale si trovano stemmi gentilizi collocati del 1926.

 Il corso è da sempre la via principale di Orvieto, che ne è tutta percorsa tra palazzi monumentali e i più bei negozi della città. Fulcro visivo è la Torre civica o del Moro, elevata sull'angolo del Palazzo dei Sette ossia dei sette consoli rappresentanti delle Arti, che segnava lo snodo delle vie più rilevanti dell'impianto medievale, che portavano al Duomo e al vicino Palazzo del Popolo. Destinato dal 1990 a sede di congressi e spettacoli culturali,questa potente architettura duecentesca fu volte riutilizzata, allargando ha residenza capitano del popolo e unendo, nel 1308 torre campanaria. All'interno, nella sala dei Quattrocento cuore dei poteri cittadini, una serie di affreschi mostra i capitani, i podestà e i pontefici subentrati fra il XIV e il XVII secolo.

La rocca dell’Albornoz edificata nel 1364 all'estremità orientale della rupe per volere del cardinale Albornoz e distrutta 26 anni dopo, fu riedificata tra il 1150 e il 57 per ordine di Niccolò V, che volle aggiungervi  il torrione.
A fine Ottocento i fossati furono colmati, in parallelo da i lavori di realizzazione della funicolare che ancora oggi arriva nel complesso.
Oggi si può ancora camminare il cammino sulla ronda attorno alle mura: durante il percorso è da notare la porta Poatierla.

Il pozzo di S. Patrizio fu innalzato da Antonio Sangallo il Giovane per ordine di papa Clemente VII, che all'epoca del sacco di Roma si rifugiò a Orvieto e volle che la rocca avesse un pozzo per l'approvvigionamento idrico in caso di assedio. Antonio creò una struttura cilindrica a elica doppia capace di separare il percorso di salita e quello di discesa, rendendo impossibile l'incontro di chi percorreva i 248 gradini negli opposti sensi di sensi di marcia.

Lo sperone di tufo su cui sorge Orvieto è stato, nel corso dei secoli, variamente utilizzato dall'uomo, anche come luogo di sepoltura. Nella necropoli maggiore è quella di Crocifisso del del tufo datata dal VII al III secolo a.C., particolare per l'impianto regolare che imita quello delle 'città dei vivi" rappresentando dunque da modello esemplare dell'urbanistica etrusca. Scavata dagli anni trenta dell'Ottocento, è stata depredata dei suoi tesori che oggi si trovano principalmente all’estero. Interessante, sul lato sud della rupe, anche La necropoli della Cannicella, formata da tombe a carnera e a cassone e datata, come la precedente, dal VII al III secolo a.C. Oltre la bella abbazia alto-medievale deí Ss. Severo e Martirio modificata in albergo e intatta nella preziosa chiesa del XII secolo, si arriva alle tombe etrusche di Settecamini (1V-III secolo a.C.), già decorata di dipinti parietali ora presentati al Museo Archeologico nazionale.

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