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Vacanze a Verona

Verona (città posata tra due anse del fiume Adige,) è famosa in in tutto il mondo perchè il genio di Shakespeare scelse come teatro dell'amore di Giulietta e Romeo.
La città di Verona (Veneto) è sorta all’inizio del I secolo a.C., la città acquistò nel giro di pochi decenni notevole importanza come nodo di strade consolari e in qualità di caposaldo difensivo, testimoniata, dalla concessione della cittadinanza romana e dai molteplici interventi di edilizia pubblica messi in atto durante l'età di Cesare.
Alla caduta dell'impero, le dominazioni longobarda e ostrogota videro la realizzazione di grandi centri monastici, intorno ai quali si sarebbe in seguito riordinato l'abitato. La seconda metà del XIII secolo segnò l'inizio della signoria scaligera, caratterizzata da un decollo economico che lasciò apprezzabili e nobili tracce sull’impianto urbano, prima che i Della Scala fossero cacciati dai Visconti, a loro volta sostituiti 18 anni più tardi dalla repubblica di Venezia divisa nel periodo 1801-05 tra i governi francese e asburgica, quest’ultima esaminava la zona sulla riva sinistra dell'Adige, da allora detta Veronetta.

Piazza delle Erbe.
È da sempre il cuore della città questo scenico spazio, aperto sul luogo del foro romano e affollato dal quotidiano mercato che ricorda le storiche funzioni di centro mercantile. Attorno, fanno bella mostra i palazzi medievali e case-torri d'età scaligera in origine fondachi e negozi, mentre al centro si schierano alcuni monumenti-simbolo delle glorie veronesi: la colonna del Mercato con le insegne viscontee; la berlina per le investiture pubbliche; la fontana di Madonna Verona innalzata per ricordare la realizzazione dell'acquedotto pubblico.

Piazza dei Signori.
Intorno alla piazza abbiamo diversi monumenti importanti: A destra del monumento a Dante, il palazzo del Comune fu innalzato alla fine del XII secolo, per poi subire nel 1524 il rimaneggiamento della facciata, con l'apertura delle finestre a lunette e frontoni; il cortile interno, detto Mercato vecchio, presenta arcate a tutto sesto sormontate da trifore.
Il palazzo ingloba la slanciata torre dei Lambenti, iniziata nel 1172 e portata a termine quasi tre secoli più tardi, con l'aggiunta della cella campanaria. Il palazzo del Capitano, ricavato intorno al 1363 da un complesso di case-torri, rivolge verso la piazza un bel portale di Michele Sanmicheli; sulla destra del cortile si osserva la loggia Barbaro fronteggiata dalla curiosa porta dei Bombardieri.
L'attiguo palazzo della Prefettura venne costruito all'inizio del XIV secolo, giusto in tempo per poter accogliere Dante e Giotto; il portale, altra opera del Sanmicheli; fu aggiunto nel 1533.

La loggia del Consiglio.
Posteriore agli altri edifici di piazza dei Signori, come lascia intendere il suo nonne, fu innalzata per accogliere l'assemblea cittadina. Sopra il colonnato con balaustra in marmo si alternano lesene e bifore dai frontoni semicircolari, sulle quali vigilano le statue dei veronesi famosi vissuti in età romana, a segnare la continuità tra la Verona imperiale e quella del rinascimento.

Le Arche scaligere.
Attraverso un passaggio coperto da volta si entra a questo straordinario complesso funerario gotico, ricavato nel '300 sul terreno di sepoltura della casata dei Della Scala. Lo cinge un recinto al cui esterno è rimasta l'arca di Cangrande I fatta da un artista indicato come il Maestro di S. Anastasia; varcato l'ingresso, ecco l'arca di Mastino II, che vede l'effigie del defunto vegliata da quattro angeli, sui quali si leva un baldacchino con la statua equestre del defunto. Seguono tre sarcofagi ritenuti le sepolture di Bartolomeo, Alboino e Cangrande II, la tomba di Mastino 1 e la ricca arca di Cansignorio, a firma di Bonino da Campione, con bassorilievi sulla vita di Gesù. Alle Arche è unita la chiesa di S. Maria Antica, una tra le prime concretizzazioni del romanico veronese.

S. Anastasia.
È rinmasta incompiuta la facciata della chiesa, innalzata fra la fine del XIII e il XV secolo dai Domenicani, sulla quale spicca lo splendente portale gemino a marmi policromi, con rilievi nell'architrave e affreschi del XV secolo nelle lunette. Il campanile è impostato sulle absidi poligonali, che insieme al transetto chiudono in maniera scenografica le tre imponenti navate interne, assai ricche d'opere d'arte.
L'interno di S. Anastasia
Alle prime due colonne sono poste due curiose acquasantiere dette dei Gobbi (XVI secolo); osservare quindi l'altare Fregoso del Sanmicheli e la Deposizione di Liberale da Verona.
Tra le cappelle absidali di destra, quella dei nobili Cavalli contiene un grande affresco, eseguito intorno al 1370 da Altichiero, la tomba di Federico Cavalli e una statua di S. Geminiamo riferita al Maestro di S. Anastasia.
Nella vicina cappella Pellegrini è stato rimesso il magnifico ciclo pittorico del Pisanello ma meritano attenzione anche le 24 scene in terracotta della Vita di Gesù, opera di Michele da Firenze, e i quattro Apostoli sui pilastri, assegnati alla scuola del Mantegna. Nell'abside sinistra, la cappella Lavagnoli racchiude un'altra scultura policroma del Maestro di S. Anastasia. Prima di uscire, si osserva la tela di Francesco Morone e, nella cappella Giusti, la Pentecoste di Nicolò Giolfino posta sull’altare dei Miniscalchi

Duomo.
Intitolato a S. Maria Matricolare, l'edificio fu alzato dopo il terremoto del 1117 in un sito che accolse precedenti chiese di epoca alto-medievale; allargato alla metà del XV secolo, fu compiuto alla fine del XVI. La Cattedrale presenta una facciata in stile romanico tripartita in lesene, due alte bifore laterali e finte gallerie romaniche che ne vanno la parte centrale. Notevole è il protiro a due piani del XII secolo; il piano inferiore presenta un grande arco marmoreo con colonne rette da grifi, con raffigurate scene di caccia e i simboli degli Evangelisti. Sul fianco destro, si nota il protiro che presenta capitelli decorati da figure allegoriche. Eccezionale esempio di romanico è l'abside in tufo decorata da lesene e da un fregio, nella quale si aprono monofore del XVI secolo. L'interno è ritmato in tre navate da altri pilastri poliscili, con arcate a ogiva e volte a crociera. Interessante è il gioco prospettico che inquadra le prime tre cappelle di ciascun lato, operi di Giovanni Maria Falconetto. Fra le opere mantenute nell'interno, osservare gli affreschi dell'abside, fatti da Francesco Torbido su cartoni di Giulio Romano; Assunta di Tiziano e, per concludere, il sepolcro del vescovo Galese Nichesola, attribuito ,allo stesso Sansovino.

La casa di Giulietta.
L'unico riferimento al personaggio del dramma di Shakespeare è il balcone sul cortile, unito alla casa medievale con il restauro del 1935. Tuttavia l'edificio presenta un certo interesse perché rappresenta un buon esempio di architettura gotica in un'area di epoca romana; la casa, del XIII secolo, sorge infatti su un' “insula”, ossia un isolato del tessuto urbano antico, che l'intervento di epoca medievale divise in più lotti di ridotte dimensioni; intorno all'isolato ruotano ambienti, spazi liberi e passaggi porticati che danno sulla bella via Cappello, che porta a S. Fermo Maggiore.

S. Fermo Maggiore.
Tra le più spettacolari chiese della città, sorge presso l'Adige su un luogo di culto alto-medievale. L'organismo architettonico si compone di una chiesa inferiore romanica e di una superiore nelle forme del rifacimento gotico, cui appartiene anche la bella facciata. I due stili si sintetizzano nella splendida zona absidale, dove dallo zoccolo romanico si slanciano gli alti finestroni e le cuspidi gotiche. Nell'interno della chiesa superiore, tra gli affreschi risaltano la Crocifissione dipinta dal Turone, gli Angeli con cartigli di Stefano da Verona e l'Annunciazione del Pisanello; tra le sculture, osservare le due tombe degli Alighieri, opera di Michele Sanmicheli e il monumento Brenzoni di Nonni di Bartolo.

L' Arena.
È il monumento-simbolo della città, tornato a nuova vita dal 1913, quando vi fu organizzata la prima edizione della rassegna lirica estiva. L'anfiteatro romano, capace di circa 25 mila posti fu innalzato nei primi decenni del I secolo a.C., appena fuori dalla cinta muraria. Della cinta esterna, a tre ordini, restano soltanto tre arcate, mentre il secondo anello ci è giunto per intero; i gradoni della cavea sono frutto di un restauro.

Castelvecchio.
Cangrande II della Scala costruì questa fortezza più per difendersi da possibili rivolte popolari che per difendere la città, scegliendo un sito già occupato da strutture militari romane. La fortezza si compone di due parti ben distinte: quella occidentale, più munita, riceveva la reggia, mentre quella orientale, aperta sull'Adige fino alla realizzazione dell'ala napoleonica, è difesa da una cinta muraria con torri angolari. Tra le due parti resta un tratto delle mura comunali che vede la porta del Morbio aprirsi verso il ponte Scaligero, riconducibile intorno al 1376: annientato dai Tedeschi durante la seconda guerra mondiale, è stato riedificato negli anni cinquanta del XX secolo.

II Civico Museo d'Arte.
L'ala napoleonica, la torre maggiore e alcune sale della reggia ospitano questo spazio espositivo, aperto da sculture e rilievi veronesi dei secoli XII-XV: apprezzabili l'archivolto di Peregrinus e il sarcofago dei Ss. Sergio e Bacco, nonché lo Svenimento della Vergine e la drammatica Crocifissione del Maestro di S. Anastasia, cui sono assegnate varie opere in tufo policromo.
Tra i dipinti su tavola del XIV secolo spiccano i Ss. Giacomo e Antonio da Padova con monaca inginocchiata di Tommaso da Modena e mi polittico del maestro locale Turone; il XV secolo è invece rifatto da Stefano da Verona, Jacopo Bellini, Filippo Lippi e Michele Giambono, senza scordare la Madonna della Quaglia assegnata a Pisanello. Tra gli artisti del secolo XVI, un posto d'onore spetta ad Andrea Mantegna, Carlo Crivelli e a Giovanni Bellini. All'ingresso del piano superiore, la magnifica  statua equestre di Cangrande I della Scala originario dal complesso delle Arche, introduce le sale intitolate alla pittura del XVII e del XVIII secolo, dove spiccano i nomi di Bernardo Strozzi, Pietro della vecchia, Giovanni Battista Tiepolo e Luca Giordano.

S. Zeno Maggiore.
La chiesa è un opera migliore del romanico italiano, nata alla fine del IX secolo dal restauro di una chiesa alto-medievale, su progetto dell'arcidiacono Pacifico. Il terremoto del 1117 rese però necessaria la riedificazione dell'edificio, ultimata nella seconda metà dello stesso secolo.
La facciata, spartita da due contrafforti, è solcata da una galleria di bifore. Sotto il rosone  scolpito all'inizio del XIII secolo da Brioloto, un protiro su leoni stilofori contiene il bel portale ( 1138), i cui rilievi sottolineano il significato simbolico dell'accesso alla chiesa come ingresso della salvezza; più legate alle vicende della città appaiono le figurazioni ai lati, nella lunetta e alla base. i temi del portale sono ripresi sulle preziose 24 formelle in bronzo della porta, fate in due fasi all'inizio e alla fine del XII secolo.
La grande aula interna, con pilastri e colonne dai capitelli di recupero a ritmare le tre navate interne, è chiusa da un soffitto a carena di nave realizzata, conte la sezione absidale, nella seconda metà del XIV secolo; il presbiterio rialzato nasconde la cripta. In controfacciata, si segnalano il battistero e la grande vasca in porfido originario dalle terme romane, priora di osservare gli affreschi due-trecenteschi che decorano la parete destra e il presbiterio, opera di due artisti  indicati come il Primo e il Secondo Maestro di S. Zeno. Sull’altare maggiore campeggia un bellissimo trittico del Mantegna. Dalla navata sinistra si entra al chiostro con colonnine binate, che conserva sotto il portico alcune tombe del XIV secolo.