catacombe cristiane

Le Catacombe cristiane (Roma) sono centinaia di chilometri di gallerie scavate a più livelli accumulati, con decine di migliaia di tombe in sessanta luoghi diversi fino a oggi scoperti: questa è la non comune 'città dei morti' nascosta nel sottosuolo di Roma.
Essa prese origine attorno alla metà del II secolo per iniziativa delle comunità cristiane della capitale.- gli scavi di ampliamento si allungarono sino al V secolo.
La credenza comune è che nelle catacombe i primi cristiani si nascondessero per sottrarsi alle feroci persecuzioni che, sino a 313, furono indette, dagli imperatori romani contro di loro. Sembra invece che i cristiani vedessero nelle gallerie sotterranee, prima di tutto, dei luoghi particolarmente adatti all'inumazione dei defunti. In loro era vivo il senso di appartenenza alla comunità dei credenti, e a questo proposito le catacombe concedevano di seppellire i propri cari vicino ai santi martiri e ai papi, svolgendo in modo discreto e conservato i riti funebri e le celebrazioni.
 In base alle disposizioni della legge romana, che vietava la sepoltura dei defunti entro le mura della città, tutte le catacombe furono collocate lungo le grandi arterie consolari, nelle immediate vicinanze dell'area urbana. Vero è che, durante i periodi più duri delle oppressioni, i cunicoli assicurarono una certa segretezza ai cristiani, che talvolta vi celebravano anche l'Eucarestia. Oggi le catacombe visitabili sono cinque e rappresentano una straordinaria testimonianza di arte paleocristiana, oltre che raffigurare un luogo favorito della memoria per i fedeli di oggi.

Le catacombe di S. Callisto sono tra le più grandi e rilevanti di Roma. Ricavate intorno alla fine del II secolo da cappelle cristiane private, occupano un'area di circa 15 ettari di terreno, con una rete di gallerie lunghe quasi 20 chilometri ordinate su diversi piani fino a una profondità di 20 metri.
Il nome deriva dal diacono san Callisto, che all'inizio del III secolo fu incaricato da papa san Zefirino di gestire il cimitero. Divenuto pontefice egli stesso, aumentò il complesso funerario, che divenne quello ufficiale della Chiesa di Roma. Vi trovarono sepoltura più di 50 martiri, 16 pontefici e un gran numero di fedeli: e questa ragione nei secoli fu, luogo di intenso pellegrinaggio.

Le catacombe di S. Sebastiano sono uno dei pochi cimiteri cristiani rimasti sempre accessibili. Le catacombe di S. Sebastiano subirono molte rovine e saccheggi nel corso dei secoli. È adesso possibile visitare solo una parte del secondo piano interrato. Sull'area sopraterra fu edificata una basilica nel luogo in cui si riteneva fossero stati sepolti i corpi dei due apostoli Pietro e Paolo, che presenti aspetto seicentesco dopo la ristrutturazione voluta dal cardinale Scipione Borghese. Tra il 297 e il 305, in questo cimitero fu posato il corpo di san Sebastiano, ucciso da Diocleziano.
Una scala porta alle gallerie. dove si incontrano alcuni cubicoli con antiche pitture e, subito dopo, la cripta di S. Sebastiano. con un altare a mensa disposto sopra ai resti dell'antico e un busto del santo attribuito A Bernini. Si arriva poi alla Mazzuola, sotto la quale si trova una cavità arenaria risalente al IX secolo.
Prima di allora i cristiani ricordavano i loro sepolcreti ossia luoghi del riposo.
La Piazzuola ospita tre mausolei della seconda metà del II secolo decorati da belle pitture. Si risale poi a un ambiente coperto da una tettoia detto Triclia, dove si tenevano i banchetti funebri. Le pareti presentano numerose iscrizioni di fedeli che invocano agli apostoli Pietro e Paolo.

Nelle catacombe di Domitilla erano collocati sette ipogei pagani e cristiani, che riproducevano il nucleo originario dell'intero sepolcreto, uno dei più grandi di Roma, risalente ai secoli IV e V.
Una scala conduce alla basilica dei Ss. Nereo e Achilleo, innalzata sulle tombe dei due soldati martiri, vittime della oppressione di Diocleziano. L'edificio è a tre navate, divise da quattro colorite con capitelli di spoglio, distrutta nel IX secolo da due terremoto, fu riscoperta nell'800. Una serie di gallerie sepolcrali conducono all'ipogeo dei Flavi, piccolo sepolcreto pagano divenuto in seguito cristiano.

Le catacombe di S. Agnese sono un monumentale complesso cimiteriale di S. Agnese fuori le Mura risalente alla metà del IV secolo. Si devono a Costanza, figlia dell'imperatore Costantino. La principessa fece costruire a sue spese la basilica sopraterra a poche centinaia di metri dalle catacombe che accoglievano le reliquie di sant'Agnese, martire-bambina dei IV secolo, molto onorata.
La basilica è di fatto un cimitero coperto: il pavimento conserva decine e decine di tombe di fedeli che vollero essere sepolti vicino alla martire. La scala che porta alte catacombe è decorata da lapidi lì rinvenute, tra cui quella che ospita il carme composto da papa Damaso in onore della martire.
Le gallerie si sviluppano attorno alla basilica e sono prive di pitture. Le più antiche risalgono alla fine del II secolo. Proprio sopra al sepolcro della martire, cui corpo era stato deposto in queste catacombe, è stato costruito il mausoleo di Costuito, bello esempio di architettura paleocristiana ricco di eccezionali mosaici. di un edificio circolare, in parte sotterrato, ornato con raffigurazioni in stile bizantino. Le reliquie della santa si trovano sotto l'altare centrale, conservate in un prezioso reliquiario.

Le catacombe di Priscilla è la testimonianza meglio conservata della estesa area funeraria attraversata dalla Via Salaria Vetus. Priscilla era una matrona appartenuta alla gens Acilia, di cui è stato ricondotto in luce alla fine dell' 800 il sepolcro. Le gallerie traggono origine da una cava di pozzolana di cui i cristiani avviarono, fin dalla seconda metà dei II secolo, a adoperare le gallerie. Nella cappella greca si possono osservare dipinti con scene dei due Testamenti.
Nella regione dell'Arenario si trova la Madonna con il Bambino che addita la stella, ritenuti la più antica pittura del genere nelle catacombe.
Nel cubicolo della Vergine sono raffigurate alcune scene della vita di fedele alla presenza del vescovo, scena di maternità e orante in paradiso. Dopo l’editto di Costantino venne innalzata in loco la basilica sopraterra di S, Silvestro.