vacanze a siracusa

Siracusa (Sicilia) oggi è un centro urbano moderno e proiettato nel futuro, ora il suo enorme passato continua a risplendere nei suoi monumenti, nelle riproduzioni del teatro greco e nelle stesse  tradizionali: a luglio il Palio, a settembre la Festa del mare e a dicembre quella in onore di S. Lucia, santa della città.
Il passato si lascia cogliere anche dalla doppia struttura urbana articolata in un nucleo installato sulla terraferma e in un altro disposto sull'isoletta di Ortigia. Un grande impulso alla sua potenza politica venne alla cittá di Gelone, il tiranno di Cela, che la conquistò nel 185 a.C., e più tardi da Dionigi I e la governò nella prima metà del IV secolo a.C e
nel III secolo a.C. fu il turno di Roma. A partire dalli alto medioevo, alla guida della città si avvicendarono la dominazione gotica, bizantina, araba, normanna, ingioina, aragonese e infine borbonica, con a quale Siracusa attracca alla seconda metà;dell’XIX secolo.

Le grandiose fortificazioni volute dal tiranno Dionigi I sull'altopiano dell'Epipoli rappresentano un autentico capolavoro di architettura militare, oltre a dare un punto di esame favorito sulla splendida costa siracusana. Distribuite su un ettaro mezzo di superficie, sono rappresentate da una struttura complessa e articolata, ancora oggi il grado di suscitare sorpresa. La pianta,comprende un grande corpo avanzato verso accidente, preceduto da tre grandi fossati scavati nella roccia, il più lontano dei quali munito di ponte levatoio. All'interno del grande recinto difensivo che insediava totalmente, con cinque torri e due diverse cerchie di mura, la vetta del colle, si innalzavano invece gli edifici militari: caserme, passaggi sotterranei, baluardi, accampamenti per scale volanti e tutto quanto il genio di Archimede seppe ideare.

Il Teatro greco è uno dei più pregiati esemplari di teatro greco scampato nei secoli; la sua impareggiabile suggestione si deve anche all'ampliamento che, nel III secolo a.C., lerone II fece apportare alla preesistente struttura del V secolo a.C. In origine, il teatro era utilizzato sia per le rappresentazioni vere e proprie, sia come luogo di adunanza delle assemblee popolari.
La struttura architettonica è completamente scavata nella roccia e presenta una cavea con corridoio che reca ancora le epigrafi delle divinità e dei personaggi famosii ai quali i nove settori destinati al pubblico erano intitolati.
Orchestra e scena hanno invece l'aspetto che fu loro in seguito conferito durante il predominio romana. Sopra la cavea, in una delle pareti di roccia che si sporgono sulla grande terrazza, si apre la grotta delle Muse, dove fluiva la sorgente che alimentava gli impianti scenici. Accanto, le piccole nicchie scavate nella roccia servivano al culto degli Eroi.

L'Anfiteatro romano per grandezza è il terzo della romanità, dopo il Colosseo e l'Arena di Verona. Ne rimane solo la parte rupestre scavata nella roccia, mentre la parte superiore formata da blocchi è stata asportata nel corso dei secoli. Nella cavea si notano ancora le epigrafi-segnaposto incise sui sedili.

Le Latomie esistono da molto tempo e i frequenti terremoti, che fecero crollare le volte delle cavità calcaree in origine adoperate come cave di pietra, hanno permesso la crescita, all'interno di queste caverne, di alcune varietà vegetali.
La cavità principale è la così chiamata latomia del Paradiso. dove si trova l'Orecchio di Dioni sio, celebre per gli eccezionali effetti acustici.
Accanto c'è la grotta dei Cordari che deve il suo nome alla fabbricazione di corde realizzata al suo interno. In un altro punto della città la latomia dei Cappuccini è invece percepibile solo dall'alto, ma uno sguardo d'insieme è efficace per coglierne l'ampiezza e la grandiosità.

La leggenda vuole che la chiesa di S. Lucia sia stata innalzata nel punto esatto dove la santa sarebbe stata uccisa nell’anno 303. Nell'impianto originario, l'edificio risale all'età bizantina; mantiene portale, absidi e parte del campanile, tutti del XII secolo, un rosone trecentesco e un portico del XVIII secolo.
L'adiacente cappella del Sepolcro, unita alla chiesa da un passaggio sotterraneo, in realtà non ha mai accolto le spoglie della santa, nonostante sia stata costruita nel 1630 proprio per questo scopo.

Il Museo Archeologico regionale è diviso in tre settori. ospita nel primo i reperti che vanno dal Paleolitico all'inizio della colonizzazione greca, nel secondo le illustri memorie di Siracusa e Megara Hyblae, nel terzo i reperti dall'avamposto siracusano di Eloro e dalle sub-colonie di Akrai, Kamarina e Kasmenai.
Tra i tanti pezzi esposti risaltano certi capolavori: la statua del medico Sambrolidas e la Madre che allatta i genielli da Megara, la splendida copia romana della così chiamata Afrodite Landolina e il gruppo acroteriale da Kamarina.

Le catacombe di S. Giovanni vicino a quelle di S. Lucia e di Vigna Cassia sono le più rilevanti di Siracusa. Costruite nel IV secolo allargando un preesistente acquedotto greco, sono caratterizzate lungo il fitto cammino reticolato dalla presenza di cappelle rotonde, una delle quali ha reso il pregevole sarcofago di Adelfia. Accanto alle catacombe si trova la cripta di S. Marciano, il primo vescovo di Siracusa, mentre al di sopra dei cunicoli un edificata, in età bizantina, la chiesa di ,S. Giovanni Evangelista, Duomo originario della città, con cripta bizantina che i Normanni restaurarono innalzando i quattro pilastri con simboli degli Evangelisti visibili ancora oggi.

La Marina è la camminata domenicale dei siracusani e, al tempo stesso, un punto d'osservazione favorito sul Porto Grande. Si sviluppa in parallelo al percorso pedonale pensile del passaggio Adorno, ricavato sopra un residuo dei bastioni spagnoli, ed è a esso unita dalla porta Marina e dalla palazzina posta davanti all'Acquario tropicale. Sulla passeggiata si legano signorili palazzi d'epoca che culminano nei vecchi alberghi Miramare e Des Etrangeres.

La fonte Aretusa era uno dei luoghi più spettacolari dell'antichità. Secondo il mito era il luogo dove la ninfa Aretusa, modificata dalla dea Artemide in fonte per sottrarla all'amore del dio fluviale Alfeo, sbucò al di là dello Jonio. Di fronte a un amore entusiasta, però gli Dei possono molto. Fu così che Alfeo sarebbe riuscito a giungere in questo luogo l'amata, dopo averla a lungo seguita nel percorso sotterraneo. La fonte, che fluisce da
millenni in questo punto, nell'antichità era cinta di mura.

Il castello Maniace fu costruito per volere di Federico II nella prima metà del XIII secolo; della fortezza normanna conserva la tipica forma quadrata senza ornamentazione e i massicci torrioni angolari. Una struttura possente che è riuscita a passare quasi illeso attraverso i cambiamenti subite nei secoli: prima con le variazioni spagnole, poi con il sisma del 1693 e l'incendio del 1704, infine con gli utilizzi moderni come prigione.

Palazzo Montalto presenta il più prezioso prospetto trecentesco di Siracusa, connotato dall'elegante alternanza di bifore e trifore e da una bella edicola dove, in caratteri latini, è ricordata la data di 1397. 1397. Poco lontano si sviluppa il 'salotto' di Ortigia, piazza Archimede: oltre a palazzo Lanza e al palazzo dell'Orologio, vi si nota la bella fontana con Diana e le ninfe cacciatrici.

Il Duomo occupa il luogo più elevato di Ortigia, valutato sacro sin dai tempi più antichi. E la stratificazione delle epoche storiche è all'interno, mentre sotto la struttura attuale sporgono tracce della civiltà sicula precedente all'arrivo dei Greci. Delle 36 colonne originarie, 24 restano al loro posto, perffetamente visibili, ma è andata quasi totalmente perduta la cella. Sotto la dominazione normanna vennero conseguiti nel Duomo splendenti mosaici, sfortunatamente perduti. La facciata, barocca è il frutto delle riedificazioni successive ai terremoti.