vacanze a saepinum

Saepinum (Campobasso) era la sannita Saínpinus sorgeva in cima alla scabra collina di Terravecchia, ma l'abitato romano si ingrandì più in basso; a sancire la fine della città, ribattezzata dai longobardi Altilia, arrivò nel IX secolo una attacco saraceno, che rammentò ai superstiti di trasferirsi su un sito più sicuro, costruendo l'odierna Sepino. Oggi il toponimo Altilia individua il piccolo villaggio disperso tra le rovine di Saepinum, interessate per tutta la seconda metà del 1900 da campagne di scavo. Queste hanno rivelato un impianto urbano in buona parte databile al I secolo d.C., epoca cui risale anche la robusta cinta muraria, lungo la quale si innalzavano ben 27 torri; varcata la porta di Terravecchia, il cardo massimo porta in direzione dei Foro, decorato dalla fontana del Grifo; scarsi i ruderi della Curia e del Capitolium, mentre appaiono più compatti, sul lato sinistro della piazza, le vestigia della Basilica, relativo alla seconda metà del IV secolo. Svoltando a sinistra sul decumano massimo, si accompagnano le botteghe e i magazzini del mercato, fino ad arrivare alla monumentale porta di ßojano, decorata sul fronte esterno da una testa di divinità e da due statue di prigionieri.
Sulla destra è stata ricomposta la tomba dei Numisi, a forma di ara, e tornando all'interno delle mura appaiono i resti del Teatro, con cavea in parte scavata nel terreno. All'estremità opposta del decumano massimo si attraversano i resti della porta di Benevento, concludendo la visita degli scavi con il mausoleo di Ennio Marso: il vicino Museo archeologico prende i reperti ritrovati nel sito. Meritano un'occhiata anche le rovine di Saipinis, presa d'assalto e distrutta dai Romani dopo una dura battaglia nella quale persero la vita circa 7400 Salanti.