vacanze a taranto

Nell’VIII secolo a.C., mentre nel resto della regione gli abitanti oriundi erano in guerra ancora tra loro, Taranto (Puglia) e i suoi dintorni vivevano il loro primo incontro grazie allo sbarco di un drappello di coloni greci con cultura ellenica. In questo modo ebbe origine la civiltà della Magna Grecia, colta e raffinata, che risplende ancora adesso nelle ceramiche e negli ori conservati nel museo Archeologico nazionale del capoluogo. Tracce ancor più importanti del passato sono rimaste nei villaggi ipogei disseminati nell'entroterra, lungo i solchi delle gravine scavate nelle rocce murgiane dagli alvei di fiumi che ormai fluiscono sotterranei Grotte e anfratti portano ancora í segni dell'ospitalità che riservarono ai monaci basiliani, qui arrivati dall'Oriente bizantino tra il IX e XI secolo. Ben diverso è il panorama che si gode nell'ansa, del golfo di Taranto: un succedersi di spiagge dai fondali sabbiosi, fiancheggiate da pinete che nascondono insediamenti residenziali e interrotte da aree protette  dominio degli uccelli di passo. Sul litorale a sud della città, si snoda parallela al mare — quasi a formare un anfiteatro — la catena montuosa delle Murge tarantine, le cui propaggini a settentrione bagnano il territorio di Castellaneta, Massafra e Mottola. Oggi la città è divisa tra i tentativi di un suo rilancio nel settore industriale e una più equa valorizzazione del suo rilevante patrimonio floro-faunistico.

Taranto è stata fondata nel VIII secolo a.C. come colonia spartana, quattro secoli più tardi conteggiava ben ,300 mila abitanti, allargandosi su un territorio più grande di quello attuale. Alle ricchezze naturali e alle attività produttive si accostava –un robusto scenario culturale, che ebbe come personalità più illustre il poeta e tragediografo Livio Andronico.
Il confronto con la nascente potenza romana fu evitato fino al 281 a.C., quando la flotta di Roma entrò nel porto e mise sotto assedio la città; a nulla servì l'aiuto prestato dal sovrano dell'Epiro Pirro: nel 272 A C. Taranto dovette accettare la resa. Caduto l'impero romano, la città subì ripetute scorrerie da parte di Goti, Saraceni e Longobardi per poi essere occupata dall’imperatore, che spostò abitato sull'Isola. Ciò non servì ad arrestare il declino di Taranto, finito solo dopo l'unità d'Italia, con l’apertura dell'Arsenale militare e la realizzazione della città nuova.

Il Duomo.
Intitolato a S. Cataldo, basta un'occhiata alla facciata, rifatta nel 1713, per capire che non resta molto dell'edificio originario dell'XI secolo, le cui tracce più evidenti appaiono le colonne con capitelli bizantini e romanici poste a ritmare le tre navate interne. il fonte battesimale è custodito in un baldacchino del '500; il soffitto ligneo a cassettoni risale al secolo successivo. In fondo alla navata destra balza subito all'occhio lo spettacolare Cappellone di S. Cataldo ornato di statue, affreschi e tarsie operati tra il XVI e il XVII secolo; dietro il grande altare sono conservate le reliquie del santo. 1a scalinata dinanzi all'altare maggiore scende alla cripta basiliana del IX secolo, divisa in due navate che contengono tracce di affreschi e un sarcofago paleocristiano.
Castel S. Angelo
Risale al X secolo, ma sì presenta nelle forme del rifacimento aragonese, iniziato nel 1492 su disegno di Francesco di Giorgio. A pianta quadrangolare, ha quattro torrioni cilindrici e possenti baluardi. Le tre colonne antiche sulla piazza appartenevano al tempio di Poseidone unico resto distinguibile della colonia spartana.

Il Museo archeologico nazionale.
Nell'Italia meridionale, solamente Napoli può vantare un'istituzione più ricca di materiale relativo all'età classica. il percorso di visita si apre con la sezione intitolata alla società tarantina di età greco-romana, che riserva grande spazio alla scultura. Segue una eccezionale raccolta di ceramiche provenienti da corredi funerari, che spazia dalla fondazione della colonia alla metà del VI secolo a. C.; particolarmente grande la documentazione relativa alla produzione corinzia, nella quale spicca un calice raffigurante una scena di danza. Tra gli altri reperti si segnalano una statuetta greco-orientale in maiolica e un bronzetto raffigurante un cavallo. Più avanti, ecco i famosi ori di Taranto, parimenti ritrovati nelle necropoli, straordinaria testimonianza dell'arte orafa ellenistica: tra i pezzi più famosi si ricordano l'orecchino a navicella, in filigrana, gli orecchini a disco a tre pendenti, il diadema in oro e pietre dure rinvenuto a Canosa di Puglia e le coroncine funerarie in lamina d'oro, bronzo o argento, che venivano situate sul capo del defunto.